Come conservare il caffè a casa con i consigli di Costadoro

Ciao a tutti, nel precedente articolo ci siamo lasciati con una domanda riguardo il caffè per casa: Come conservare il caffè a casa?

Ed eccomi qui a fornirvi tutte le risposte alle vostre domande.

Se manca qualcosa o avete altre curiosità, scrivete a infoespresso@costadoro.it e vi risponderemo!

Il caffè va conservato in frigo oppure no?

Partiamo proprio dalla nostra domanda più classica inerente al Come conservare il caffè a casa.

Per rispondere però, come da mia abitudine, prima vi illustro alcune caratteristiche del caffè che vi aiuteranno a scegliere la risposta più corretta.

In primis il caffè è un prodotto ricco di anidride carbonica, elemento fondamentale per la formazione della crema nell’espresso, un po’ meno importante per le preparazioni in filtro, fondamentalmente inutile nella preparazione moka, ma non per questo da non tenere in considerazione in quanto la sua perdita porta con sé anche aromi volatili.

Quindi da quando apriamo una lattina di caffè o meglio ancora, se ci siamo fatti macinare il nostro caffè preferito nella torrefazione di fiducia (come ad esempio fanno al Costadoro Social Coffee Factory), ecco che la prima regola per una corretta conservazione è riporlo in un contenitore ermetico che impedisca la fuoriuscita del gas e degli aromi.

Lattine da 250gr di Caffè Costadoro conservate in frigorifero

Il caffè è meglio conservarlo in frigo o in dispensa?

Passiamo alla seconda importante informazione sul come conservare il caffè a casa: il caffè è un prodotto ricco di grassi.

Immaginatevi di avere acquistato un bel pezzo di prosciutto crudo da affettare; dove lo conservereste se voleste preservarlo dall’essicazione e dall’irrancidimento, al caldo o al fresco?

Beh, sono certo che la vostra risposta non sia diversa dalla mia, quindi ecco che la scelta tra conservare il caffè per casa nell’armadietto, magari sopra i fornelli perché comodo per la preparazione della moka, o riporlo in frigo, sia abbastanza scontata.

Ma attenzione, questo se parliamo di caffè macinato, se invece abbiamo del caffè in grani sarà sufficiente non lasciarlo in un luogo vicino a fonti di calore, in quanto il suo irrancidimento, essendo intero, tenderà ad avere tempistiche più lunghe.

Un piccolo “inciso”: ovviamente per chi lavora nel settore professionale e dovendo preparare gli espressi, la conservazione al freddo potrebbe causare nel momento in cui il macinato viene tirato fuori dal frigo una condensazione dell’umidità dell’aria circostante e creare problemi di costanza di macinatura.

Ora finalmente possiamo preparare la nostra moka!

Acqua calda o acqua fredda?

In merito alla temperatura dell’acqua i dibattiti sono aperti, ma le statistiche delle prove cosa dicono?

Io sono un sostenitore dell’acqua calda, ma dopo diverse prove a parità di condizioni ad esclusione dell’acqua, devo dire che le differenze organolettiche sono lievi. Tendenzialmente con l’acqua calda abbassiamo le note amare rendendo quindi la bevanda più amabile, ma le leviamo anche un po’ di corpo.

Esiste però un fattore fondamentale: il fuoco sotto alla moka deve essere commisurato alla sua dimensione in modo che la fiamma non vada sui bordi esterni e surriscaldi oltremodo il filtro nel quale è posizionato il caffè.

Acqua calda versata all’interno del fornelletto della moka

Caffè nel filtro della moka: va fatta la “montagnetta” e i fori con lo stecchino?

Torniamo alle spiegazioni tecniche.

Per ottenere l’estrazione del caffè nella moka si deve creare una certa pressione nel fornello contente l’acqua affinché questa venga spinta verso l’alto e passi prima attraverso il pannello del caffè contenuto nel filtro, e poi la soluzione di acqua e caffè dovrà ancora avere la forza di risalire il camino per ricadere nel raccoglitore superiore.

Se facciamo la montagnetta col caffè quando andremo a chiudere la moka avremo 2 problemi: una parte di polvere di caffè si distribuirà sulla guarnizione impedendo una corretta chiusura; il caffè sarà compattato e pressato all’interno del filtro creando un pannello in cui l’acqua farà più difficoltà ad attraversarlo, con conseguente maggiori sentori di bruciato. Se facciamo i forellini invece l’acqua troverà dei passaggi preferenziali e la bevanda risulterà più leggera ed acquosa in quanto non avrà avuto modo di sciogliere bene tutte le proprietà dal caffè.

È vero che l’acqua è importante nella preparazione del caffè?

L’acqua non è importante: è fondamentale!

L’acqua sarà l’elemento che comporrà circa il 93 – 95% della vostra bevanda, ed è solo grazie alle sue proprietà di solvente che potremo gustare un prodotto più o meno ricco, corposo, aromatico a parità di caffè utilizzato.

Inoltre non scordiamoci che nell’acqua vi sono molti sali che tendono a concentrarsi proprio nel fornelletto della macchina, e se il calcio ed il magnesio sono in quantità elevate, ecco che la formazione di calcare sia sulle pareti interne che soprattutto nella valvola di sicurezza potrà essere elevata e rapida, creando dei problemi. Quindi meglio utilizzare un’acqua prelevata dalla bottiglia verificando che non abbia un residuo fisso superiore ai 150 ppm.

Quanta acqua devo mettere nella moka?

Avete presente la valvola di sicurezza presente all’interno del fornelletto (la parte inferiore) della moka? Ecco, dovete fermarvi al di sotto di quella valvola, altrimenti, con il successivo inserimento del filtro il livello si innalzerà e l’acqua andrà a lambire o coprire il foro della valvola, potendo in tale caso creare dei problemi.

Come devo mettere quindi il caffè nella moka?

Occorre distribuire la polvere di caffè in modo uniforme, ma per metterla nel filtro bisogna iniziare prima dai bordi ed infine riempire la parte centrale. Quindi, con l’aiuto di un cucchiaino o di un righello, dipende dal vostro senso di precisione, distribuire il caffè. In questo modo non sarà troppo pressato e sarà ben livellato.

Versaggio del caffè macinato all’interno del filtro della moka

Esiste una dose consigliata di caffè da utilizzare?

In realtà ogni moka è stata studiata e realizzata per avere già un corretto rapporto tra l’acqua impiegata e la dose di caffè.

Nei miei test ho visto che per una moka da 3 tazze, mediamente, la dose variava tra i 16,5 gr ed i 19 gr in funzione della marca e del modello. Quindi circa 6 -7 gr a porzione. È un’indicazione che possiamo tenere valida per la moka da 3 tazze però, perché la proporzione poi non aumenta di pari passo con l’aumentare del numero di tazze; infatti in una moka da 6 tazze la dose scende leggermente tra i 5 ed i 6 gr per porzione.

Pulire o non pulire la moka? Sfatiamo un mito

Come già accennato sopra il caffè è un prodotto ricco di grassi.

Lascereste sporca la padella dove avete cotto i vostri hamburger per far si che i prossimi siano più buoni?

Il concetto è esattamente il medesimo, quindi la moka va lavata accuratamente e possibilmente con un detersivo che non sia troppo profumato o aggressivo, ma che sia sgrassante e con un PH neutro.

Assolutamente da evitare prodotti acidi, aceto, limone o prodotti estremamente aggressivi.

Almeno una volta alla settimana poi andrebbe rimosso il filtro per poter pulire il camino dall’interno, con l’ausilio si uno scovolino.

Al termine la moka va asciugata molto bene, specialmente se si tratta di una moka in alluminio; l’alluminio infatti essendo molto poroso rischia di generare facilmente muffe e batteri se la moka viene lasciata chiusa ancora umida.

Momento dell’erogazione del caffè nella moka

Meglio scegliere una moka in acciaio o in alluminio?

La storia della moka parte nel 1933 con Alfonso Bialetti, e nasce dall’alluminio in quanto materiale molto più facile da lavorare e molto comune ad Alfonso, abile fonditore di alluminio.

Si racconta che l’idea di Bialetti nacque guardando la moglie fare il bucato. All’epoca si utilizzava una lisciveuse, l’antesignana della lavatrice, e che questo strumento lo ispirò per la realizzazione della moka!

Fu poi Renato, il figlio di Bialetti, nel dopoguerra a portarla alla ribalta.

Ad Omegna si trova il Forum di Omegna,  una ex fabbrica dove ora è presente il Museo Arti e Industria di Omegna, un piccolo ma interessante museo nel quale potrete rivivere la storia di questa icona italiana e non solo: sono presenti molti oggetti della storia del design italiano delle aziende del territorio quali la Alessi, Calderoni, Girmi, Lagostina, La Nuova Faro, Irmel, Tracanzan e Piazza.

Oggi però l’industria utilizza molti materiali differenti: inox, alluminio in fusione nichelato, ceramica, vetro, tutte superfici meno porose e quindi anche più igieniche e più facili da pulire.

Come dicevamo all’inizio, le domande sono molte per cui non fatevi scrupoli: scriveteci, e sarà per noi un piacere potervi rispondere… VIDA MOKA a tutti!

Fabio VeronaResponsabile qualità e formazione Costadoro e autore del blog arabica100per100

Festival del giornalismo alimentare 2020: uniti contro lo spreco

Un festival contro lo spreco alimentare e basato sulla sostenibilità ambientale

Anche quest’anno, grazie alla partnership di Costadoro caffè, ho partecipato alla 5° edizione del Festival del Giornalismo Alimentare ed eccomi a raccontarvi qualcosa di questa 3 giorni davvero ricca ed interessante.

Iniziamo con un po’ di numeri:

oltre 1200 persone transitate, 20 laboratori con oltre 500 presenze, 160 sessioni di incontri nel B2B  13.500 firme nella petizione per la #foodbag obbligatoria.

Nelle due postazioni allestite per l’occasione dalla Torrefazione torinese durante i 3 giorni del Festival, sono stati serviti gratuitamente a tutti i partecipanti:

– 5 kg di Miscela Costadoro Espresso per un totale di circa 630 caffè in espresso;

– 9 kg di Miscela biologica e certificata Fairtrade Costadoro RespecTo per un totale di circa 1.130 caffè in espresso;

– 6 kg di Costadoro Specialty Coffee per un totale di circa 50 litri di caffè filtro preparato con molteplici sistemi di estrazione;

– 8 kg di Costadoro Specialty Coffee Kenya Ndaroini preparati in espresso “Naked”;

Lo Staff allo Stand Costadoro, durante la 5° edizione del Festival del Giornalismo Alimentare

I laboratori del Festival

Costadoro è stata inoltre promotrice di 2 dei 20 laboratori concepiti per questa edizione della manifestazione ed ha visto Umberto Trombetta (Strategic Planner di Costadoro) al Panel del 20 febbraio “Comunicare Scienza, Ricerca e Sostenibilità: come comunicare ai consumatori le buone pratiche nella filiera food”, dove il suo intervento si è concentrato sull’importanza di creare un consumatore consapevole per le aziende di eccellenza il quale, imparando a riconoscere la qualità dei prodotti e dei processi, la premia scegliendola. Questo permette alle aziende virtuose di continuare a investire in qualità e porta benefici a tutti gli stakeholder, dai produttori nei paesi di origine fino ai consumatori finali. Inoltre sono state portate come esempio varie iniziative di successo intraprese da Costadoro negli ultimi anni in termini di Controllo Qualità (Scienza), Formazione (Ricerca) e Sostenibilità.

Fabio Verona (Responsabile qualità e formazione Costadoro) durante i laboratori del Festival.
Il Panel del 20 febbraio 2020 “Comunicare Scienza, Ricerca e Sostenibilità”.

I principali temi trattati

Molti poi i temi scottanti toccati dal Festival del Giornalismo Alimentare, in particolar modo quelli sulle ecomafie, con l’intervento del giornalista e scrittore Paolo Borrometi.

Non sono mancati temi di maggiore attualità, come ad esempio il food delivery, con un panel intitolato “MI DEVO FIDARE DEL CIBO CHE ARRIVA IN BICICLETTA? Temperature, allergeni, informazioni sugli ingredienti: è garantita la sicurezza alimentare nel food delivery?

Anche Chef Rubio ha detto la sua, prima di tutto esortando i “riders“ a ribellarsi per le loro condizioni di lavoro, ed in seguito confermando che il cibo è ben controllato ma che questa pratica stà annullando sempre di più il contatto umano tra le persone.

Di parere leggermente più cauto la biologa Lucia Decastelli dell’Istituto zooprofilattico del Piemonte, che suggerisce quantomeno di verificare la temperatura del cibo e di lasciarlo riposare il meno possibile dal momento della consegna. Collegato al food delivery è stato ampiamente sostenuto il concetto della lotta agli sprechi alimentari, con la promozione della food bag, la scatola realizzata in materiale compostabile, sostenuta anche dall’intervento dell’Onorevole Maria Chiara Gadda, e per la quale è aperta una petizione che potete trovare e sostenere CLICCANDO QUI.

Lo Stand Costadoro alla 5° Edizione del Festival del Giornalismo Alimentare di Torino.

Caffè e metodi di estrazione

Un cenno lo voglio poi dare sulle preferenze espresse in merito al caffè preparato con il metodo filtro e con la moka.

La postazione allestita è infatti stata letteralmente presa d’assalto dai presenti, ed oltre a degustare un ottimo caffè specialty preparato con il filtro, lo stesso è stato realizzato anche con la moka, spiegando e rispondendo alle molteplici domande che ci venivano poste in merito alla corretta preparazione della moka per casa, come conservare il caffè e molti altri quesiti.

Ora vi saluto e vi lascio con questa domanda: il caffè per la moka, lo si può conservare in frigo?

A presto!

Fabio VeronaResponsabile qualità e formazione Costadoro e autore del blog arabica100per100