Decaffeinato: consapevolezza e falsi miti

Decaffeinato: consapevolezza e falsi miti sul caffè privo di caffeina con due interviste ai principali produttori italiani

In Italia il caffè decaffeinato ha avuto un periodo di grande importanza, specialmente nel dopoguerra, quando le miscele di caffè erano in prevalenza con un elevato contenuto di Coffea canephora, ovvero la Robusta, che ha un contenuto di caffeina doppio rispetto all’Arabica.

Questo ha fatto si che molte persone, più sensibili a questo componente, iniziassero a bere un maggior numero di “dec”, tipicamente più leggero e digeribile, anche se non sempre di buon gusto.

I tempi sono cambiati e molto, sia perché ormai si tende ad utilizzare molta più Arabica nelle miscele tradizionali, sia perché le tecniche di decaffeinizzazione si sono molto evolute e oggi il prodotto in commercio ha elevati standard qualitativi.

Decaffeinato Costadoro

Decaffeinato: la parola ai produttori Demus e Verwerkaf

Per scoprire meglio di cosa parliamo, ci siamo rivolti ai due principali produttori di decaffeinato italiani, le aziende Demus e Verwerkaf.

L’intervista a Demus S.p.A.

La prima domanda la rivolgiamo al Dott. Massimiliano Fabian, CEO della Demus S.p.A. di Trieste e vicepresidente dell’Assocaffè Trieste.

Per anni si è sentito dire che il decaffeinato fa male e che non è buono, cosa c’è di vero in queste affermazioni?

M.F. Si tratta di due affermazioni assolutamente sbagliate: il caffè decaffeinato è rigorosamente normato e, a prescindere da quale metodo venga scelto per la produzione dello stesso, è perfettamente sicuro.

Non dubito della serietà di nessuno dei produttori europei, tutte aziende serie che lavorano sempre attente a rispettare quanto richiesto dalle autorità.

Per quel che riguarda Demus, abbiamo fatto una scelta di qualità totale, andando oltre il rispetto della normativa e certificandoci negli ambiti di sicurezza alimentare (FSSC 22000), ambiente (ISO 14000), sicurezza sul lavoro (ISO 45000), competenza del laboratorio di prova (ISO 17025), gestione della qualità (ISO 9000), oltre alle certificazioni di sostenibilità UTZ e Rainforest, religiose (Kosher e Halal) e Biologica.

Decaffeinato Demus stabilimento

Per ciò che attiene alla qualità in tazza, il decaffeinato non dovrebbe avere nulla da invidiare a un caffè con caffeina, la quale peraltro non ha altro gusto se non l’amarezza.

Quindi, un buon caffè decaffeinato resta un buon caffè!

Va però considerato che si tratta di un prodotto di nicchia, con un consumo più limitato, e che il trattamento rende il prodotto più delicato: pertanto, vi è il rischio che il consumatore possa ritrovarsi a bere un caffè vecchio. Tuttavia, una corretta conservazione eviterà che questo accada.

È ormai di dominio pubblico che vi siano molti processi utilizzati per la decaffeinizzazione, ma funzionano tutti allo stesso modo?

M.F. Ciò che principalmente li differenzia è il coadiuvante tecnologico d’estrazione, cioè la sostanza usata per tirar fuori fisicamente la caffeina dai chicchi di caffè verde.

Si possono usare, ripeto rigorosamente normati: solventi organici quali diclorometano (o cloruro di metilene) e acetato d’etile, anidride carbonica liquida o supercritica e infine, acqua e carboni attivi.

Le fasi sono analoghe: generalmente vi è un pretrattamento con acqua e/o vapore, per preparare l’estrazione, poi la sostanza selezionata viene a contatto col caffè e si “prende” l’alcaloide.

Il coadiuvante viene separato dai chicchi verdi e poi dalla caffeina, di solito recuperata e venduta, per essere riutilizzato.

Quindi, il caffè viene sottoposto alle analisi di conformità, per confermarne la qualità intesa in senso lato.

Decaffeinato Demus stabilimento

Voi quali utilizzate e perché?

M.F. Noi utilizziamo l’acqua e i carboni attivi o il diclorometano.

Storicamente, siamo nati utilizzando il secondo, un solvente molto selettivo verso la caffeina e altamente volatile (evapora a 40°C), pertanto adatto all’uso alimentare, in particolare sul caffè verde.

Viene anche molto utilizzato dall’industria farmaceutica, specialmente per la produzione di antibiotici.

Poi, per venire incontro alle richieste di quella parte di mercato che non desidera vedere utilizzate sostanze chimiche (nel senso comune del termine), abbiamo sviluppato l’estrazione della caffeina dal caffè verde con acqua e carboni attivi, così facendo un processo (proprietario) che si distaccasse completamente dall’altro (esiste anche la possibilità di usare il diclorometano al posto dei carboni attivi per separare la caffeina dalla soluzione acquosa, soluzione che abbiamo scartato per diversificare nettamente).

Ci tengo a mettere in evidenza il fatto che Demus, svolgendo molta R&S, è PMI Innovativa, iscritta nell’apposito Registro.

Cos’è la deceratura e quali vantaggi comporta?

M.F. Il caffè contiene naturalmente anche le cere, intese in particolare come 5 carbo-idrossi-triptamidi, sostanze irritanti la mucosa gastrica; essendo una parte della popolazione più sensibile, il decerato offre loro la possibilità di bere il caffè senza risentire del fastidio allo stomaco, laddove le cere ne siano l’effettiva causa.

La si ottiene con tutti i sistemi di decaffeinizzazione?

M.F. In un nostro studio dal titolo “Contenuto di Acido Carbossilico-5-idrossitriptamidi (C-5HT) in caffè decaffeinato tostato: effetto dei processi di decaffeinizzazione” abbiamo “clusterizzato” vari tipi di caffè diversamente decaffeinati, verificando che i solventi organici, e particolarmente il diclorometano nel nostro caso, risultano essere efficaci nell’estrazione delle cere.

Va inoltre precisato che il D.M. 22 giugno 1983, ora abrogato e che adottiamo come norma di buona pratica industriale, sentito il parere del Ministero, prevedeva l’utilizzo del solo diclorometano per la produzione di caffè decerato.

Decaffeinato Demus stabilimento

Una domanda fuori dalle righe: se dovesse scegliere di bere un caffè decaffeinato, tra tutti i metodi oggi in uso, quale preferirebbe e perché?

M.F. Non è tanto il metodo che preferirei, quanto in primis il caffè: come Demus siamo convinti della bontà delle nostre metodiche di decaffeinizzazione e normalmente in azienda bevo dei decaffeinati molto buoni e chiedo se siano con o senza caffeina. Ma ho bevuto anche degli ottimi prodotti di nostri concorrenti: un buon caffè resta tale anche dopo il processo.

L’intervista a Verwerkaf

Ora vogliamo toglierci ancora qualche curiosità, e la chiediamo a Pietro Terrani, Presidente di Verwerkaf, una delle aziende più famose nel panorama italiano non solo per la decaffeinizzazione ma anche per la produzione di monoporzionato per conto terzi, nonché consigliere di ALTOGA (Associazione Nazionale Torrefattori, Importatori di Caffè e Grossisti Alimentari).

La sua azienda è una delle poche, se non l’unica, a trattare il caffè con l’acetato di etile per la decaffeinizzazione, perché questa scelta?

P.T. La scelta è stata effettuata nel 1960, quando mio nonno Luigi, andò ad Amburgo presso la KVW, con la quale fece un accordo per portare a Noceto il primo impianto di decaffeinizzazione e il metodo utilizzato per la decaffeinizzazione era l’Etile Acetato.

La scelta per questo metodo di decaffeinizzazione venne presa in quanto l’Etile Acetato è un elemento presente in natura e lo stesso caffè verde ne contiene una quantità più o meno elevata a secondo della provenienza.

Decaffeinato Verwerkaf

Da un punto di vista ambientale, qual è l’impatto che può causare la decaffeinizzazione, in senso generale, semmai ce ne sia uno?

P.T. Oggi sempre più, siamo attenti all’impatto ambientale, e quindi i nuovi impianti hanno sistemi di recupero molto efficienti e le emissioni in atmosfera sono ben al di sotto di quanto richiesto dalla legge.

Abbiamo già letto dal Dott. Fabian come oggi i sistemi per trattare il decaffeinato siano sicuri e qualitativamente elevati, a Lei vorremmo chiedere invece se è vero che per ottenere un buon espresso con il decaffeinato occorre utilizzare una dose di caffè maggiore rispetto ai classici 7 – 7,5g?

P.T. Un caffè decaffeinato ha perso la caffeina e le cere, quindi resta un caffè più leggero e delicato, mantenendo inalterate le caratteristiche della miscela utilizzata. 

Una grammatura maggiore aiuta sicuramente ad avvicinarsi a una tazzina di caffè normale.

Decaffeinato Verwerkaf
Schema del trattamento della caffeina di Verwerkaf

Un’ultima domanda per gli amanti delle preparazioni alternative: il caffè decaffeinato esiste anche per le preparazioni filtro?

P.T. L’utilizzo del caffè decaffeinato con estrazioni diverse non implica nessun problema, anzi nei paesi nordici dove l’estrazione con percolazione ne fa da padrone il consumo di decaffeinato è percentualmente molto più alto che nel nostro paese.

Per concludere…

Nel ringraziare i nostri ospiti per le interessanti ed esaustive risposte forniteci, ricordiamo che potete trovare nel nostro e-shop il Decaffeinato Costadoro 100% Arabica in molti formati, con i quali potrete gustarvi un ottimo caffè anche prima di andare a dormire!

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Buon caffè a tutti da Costadoro!

Qualità del Caffè italiano

La qualità del Caffè italiano

Costadoro, che ha recentemente presentato il suo primo report di Corporate Social Responsibility relativo alle attività realizzate fino al 2019, è da sempre attenta alla produzione del caffè, alla tutela dei produttori ed alla qualità del caffè che sceglie per la realizzazione del migliore caffè italiano.

qualità del caffè
Bacche mature di caffè, conosciute anche come “drupe”

Qualità del caffè – I parametri di ricerca

Il consumatore finale è abituato, giustamente, a valutare la qualità del caffè in tazza secondo parametri spesso condizionati da stereotipi o dal marketing.

Diversa è la realtà di un torrefattore serio e trasparente che deve seguire anche scrupolosi standard per la scelta del caffè crudo. Nella selezione del caffè per le proprie miscele Costadoro verifica e tiene in considerazione molti parametri; di seguito ne riportiamo alcuni:

Paese di origine del caffè

Le nostre ricerche partono da caffè provenienti da Guatemala, Honduras, Colombia, Messico, Nicaragua, Brasile ed Etiopia per la scelta della qualità Arabica e dall’India per la Robusta, per poi esplorare nuove proposte.

qualità del caffè
Una panoramica di una grande piantagione di caffè

Altitudine della piantagione del caffè

Sapendo che maggiore sarà l’altitudine della piantagione e minore sarà il contenuto di caffeina nei chicchi e che lo sbalzo termico tra il giorno e la notte causerà nel caffè una maggiore produzione di zuccheri e di aromi fruttati, per ciascun paese di origine valutiamo i fornitori con piantagioni in altura, che in certi paesi centroamericani certificano i loro prodotti con la sigla SHB o SHG.

Metodo di lavorazione del caffè

La ricerca delle note fruttate, della ricchezza aromatica e della pulizia tattile in bocca dell’espresso, ci portano a prediligere dei caffè processati con il metodo lavato. L’unico caffè processato a secco (o naturale) che utilizziamo proviene dal Brasile.

Numero dei difetti

Il caffè è un frutto e come tale presenta numerosi difetti che partono dal frutto acerbo fino a quello marcio, oppure dai grani rotti prima della tostatura (che potrebbero bruciare in cottura e donare al caffè sentori di fumo e di cenere) a quelli mangiati dagli insetti; tutti sono ufficialmente classificati in base alla loro gravità, sebbene non vi sia una classifica univoca, ma ogni paese adotti un suo metro di misura.

Se volete approfondire potete visionare maggiori informazioni sul sito dell’International Trade Centre nella sessione World Coffee Trade.

A seconda di quanti difetti siano presenti in 300 grammi di caffè verde viene dato un punteggio: minore è questo valore minore sarà il numero di difetti presenti.

Nei caffè cosiddetti commerciali, il numero più basso che indica quindi maggiore qualità è GRADO 2, che corrisponde a 4 difetti per ogni campione analizzato. Costadoro seleziona solo caffè grado 2 e talvolta grado 2 EP (european preparation), che corrisponde ad una successiva cernita per abbassare ulteriormente il numero dei grani difettati.

qualità del caffè
Alcuni chicchi di caffè verde

Il prezzo del caffè

Il prezzo del caffè è certamente un parametro importante, ma non il primario per Costadoro.

Per altro il prezzo del caffè (che è una commodity quotata in borsa) è estremamente variabile e soggetto spesso a speculazioni finanziare che destabilizzano il mercato e che talvolta sono ad appannaggio di grandi multinazionali, le quali non guardando principalmente alla qualità, vedono in un risparmio di pochi centesimi alla libbra un importante margine di guadagno sui grandi quantitativi.

Inoltre, le compravendite avvengo normalmente in dollari, il che aggiunge una seconda variabile di costo/beneficio al commercio del caffè, che in parte dipende anche dalla solidità finanziaria e dalla disponibilità economica in dollari del torrefattore.

Dopo di ché, al prezzo di acquisto va aggiunto o sottratto il differenziale della trattativa, il quale sui caffè di pregio è normalmente un numero che porta ad un aumento di costo importante.

Occorre quindi pagare il trasporto, che avviene regolarmente via nave e l’assicurazione obbligatoria (oltre che consigliata) sui container di caffè comprati.

Una volta giunto in Italia, vi sono da effettuare le analisi di controllo per la salubrità del prodotto (assenza di micotossine), il trasporto via terra fino alla torrefazione e lo stoccaggio a magazzino.

qualità del caffè
Alcuni “crivelli” utilizzati per la valutazione del caffè verde

Vi sono infine i costi produttivi, quelli per gli imballaggi (e Costadoro è orgogliosa di essere stata la prima azienda italiana ad investire sul cambio totale delle linee di confezionamento dei pacchi da un chilo, che sono esclusivamente realizzati con imballi compostabili) e lo stoccaggio del prodotto finito per circa un mese prima della messa in commercio per una corretta degasatura.

Se solo andiamo ad analizzare il tempo per cui dei capitali sono rimasti fermi senza produrre profitto superiamo i 6 mesi!

Da qui in poi vanno aggiunti tutti i costi amministrativi, commerciali e fiscali, che vi possiamo assicurare sono davvero molti.

Qualità del caffè – Il miglior caffè italiano

Ma parlando di qualità del caffè: qual è il miglior caffè italiano?

Beh, la prima risposta spontanea e sincera non può essere che una: quello che ci piace!

In realtà ci sono dei parametri ai quali si può fare riferimento per determinare la qualità della bevanda a base di caffè, che tengono conto di quali sono i pregi che si dovrebbero riscontrare ed i difetti che invece dovrebbero essere assenti.

Erogazione di un caffè espresso “naked”

I pregi

Un buon espresso realizzato a regola d’arte e con delle Arabiche di qualità dovrebbe innanzi tutto presentarsi con una crema morbida, delicata e di un color nocciola con al massimo una leggera tigratura.

Il profumo deve essere gradevole e con sentori di pane tostato, di biscotto, miele ed in alcuni casi, con particolari caffè lavati di altura, di fiori e di agrumi.

Al gusto si deve presentare con prevalenti note dolci ed agrumate, un buon sapore di miele o malto, cioccolato e nocciola.

Ovviamente questi sentori non si presenteranno tutti insieme in un solo espresso, ma potranno essercene alcuni più marcati di altri in funzione della provenienza, dell’altitudine di raccolto, della qualità e del metodo di lavorazione, oltre che ovviamente del profilo di tostatura.

I difetti

Quello che invece non dovete assolutamente trovare in un ottimo espresso italiano sono dei sentori di fumo, di cenere o in generale di bruciato.

Degli aromi di medicinale o di vegetale come erbaceo o paglia, ed infine un gusto amaro di rabarbaro, o l’acidità fastidiosa dell’agrume acerbo o quella acetica.

qualità del caffè
Colazione in un Bar Costadoro

Per concludere…

Ci auguriamo che queste brevi indicazioni possano avervi fatto meglio comprendere la bellezza e le difficoltà che si celano dietro la professione del torrefattore e soprattutto quanto lavoro e attenzione comporti la ricerca della massima qualità del caffè.

Possiamo assicurarvi che le gioie che ci donate con la vostra fedeltà nello scegliere un bar Costadoro ed uscirne con un sorriso per il piacere che si prova dopo aver bevuto un buon espresso, sono per noi uno stimolo nel perseguire costantemente la via dell’eccellenza e della qualità.

Buon caffè a tutti!

Caffè americano o caffè filtro? Un viaggio tra miti e realtà

Caffè americano o caffè filtro? Un viaggio tra miti e realtà

Caffè americano: un concetto inesistente

Perché diciamo “inesistente” parlando di caffè americano?

Beh, perché non esiste un caffè nato in America o tipicamente americano, bensì esiste il caffè filtro, nato nei paesi arabi, quindi diffuso in Europa e successivamente esportato insieme ai suoi preziosi chicchi in tutto il mondo e del quale alcune nazioni ne consumano tutt’oggi una grande quantità pro capite, tra le quali l’America.

Secondo i dati reperiti su wordatlas.com in realtà gli americani sarebbero solo al 25° posto per consumo pro capite di caffè all’anno (il primo posto lo detiene la Finlandia, mentre l’Italia si piazza al 13° posto).

Caffè americano in tazza Costadoro

Da dove nasce quindi il mito del caffè americano?

Sicuramente il cinema ha aiutato molto nel divulgare l’icona della caraffa sempre pronta con il caffè filtro per i clienti, così come nell’immaginario collettivo gli americani (e specialmente i poliziotti) sono soliti fare le loro colazioni con donuts e bicchierone di caffè, comodamente seduti nelle loro vetture mentre percorrono grandi distanze o lavorano.

Ecco quindi che la comunicazione mediatica ha fatto sì che questa terminologia prendesse il posto della storia nel linguaggio comune.

caffè americano

E in Italia?

In Italia invece sembra che la storia del caffè americano, un espresso allungato con acqua calda, sia nata durante la Seconda guerra mondiale, quando gli americani giunti nel bel paese per liberare gli italiani dal nazismo, dopo l’ingresso in Roma il 4 giugno del 1944, si ritrovarono circondati da italiani e partigiani in festa che offrivano loro un caffè in gesto di benvenuto.

Se non che per gli americani, abituati al caffè filtrato molto più leggero del nostro espresso estratto con macchine a leva, quella bevanda risultava troppo forte ed intensa e chiedevano quindi di allungarla con acqua.

Fu così che nei giorni a venire per i baristi dell’epoca quando un soldato entrava nel locale per un caffè la comanda era “un caffè per l’americano”, che ben presto si abbreviò in caffè americano.

Che sia un reale fatto di storia o una leggenda di preciso non si sa, quello che è certo che oggi il caffè americano è una ricetta codificata anche dalla SCA (Speciality Coffee Association) dove in una tazza capiente occorre versare prima circa 150 ml di acqua calda ed estrarre quindi sempre nella tessa tazza un espresso; essendo ormai divenuto comune in tutto il mondo questo metodo di estrazione, la terminologia si è adeguata.

caffè americano

Il caffè filtro

Nei nostri articoli vi abbiamo già parlato di metodi di estrazione filtro: potete leggere in merito un approfondimento CLICCANDO QUI e scoprire altre informazioni.

Vogliamo però ora concentrarci sul metodo chiamato batch brew, ovvero i sistemi di preparazione professionali o domestici automatici.

Le differenze principali tra le macchine casalinghe e quelle da bar vertono soprattutto sulla capacità produttiva e sui materiali di costruzione.

Infatti se una macchina per caffè filtro domestica sovente è costruita in materiali plastici ed è dotata di una caraffa in vetro temperato, ed il suo costo normalmente non supera il centinaio di euro, le macchine professionali sono in acciaio e spesso fornite di thermos per la corretta conservazione del caffè; molte hanno il controllo della temperatura dell’acqua, una valvola per la gestione del flusso e la loro capacità produttiva varia dagli 8 – 10 litri/ora fino anche ai 60 litri/ora.

Ovviamente anche i costi variano di conseguenza, ma tutto è in funzione delle esigenze di ciascuna necessità.

caffè americano

Perché a volte capita che il caffè filtro acquistato in alcuni locali non sia buono?

Rieccoci al punto cruciale… la materia prima.

Capita troppo sovente che per risparmiare si utilizzi un caffè ricco di robusta e tostato scuro, motivo per cui la bevanda sarà amara e dai sentori di bruciato o affumicato.

Il risultato sarà completamente diverso se utilizziamo ad esempio la nostra miscela Costadoro RespecTo 100% Arabica, biologica e certificata Fairtrade.

Scegliendo la tostatura e macinatura per caffè filtro, verranno esaltati i sentori di cioccolato e biscotto, con una gradevole acidità di frutti rossi e note di the al bergamotto.

Ecco che la vostra bevanda diventerà finalmente un vero must, sia che siate a casa davanti alla tv, in ufficio o a passeggiare per le vie del centro di una bella città d’arte con la vostra paper-cup da passeggio, ecologica e sostenibile!

Paper cup Costadoro con caffè filtro

Vi aspettiamo quindi sul nostro e-shop o presso il Costadoro Social Coffee Factory di Torino, dove potrete trovare molti dei prodotti di cui abbiamo trattato e scoprire tante miscele, Caffè Monorigine e Specialty Coffee da provare per trovare gli abbinamenti perfetti per il vostro caffè filtro!

Se siete dei baristi e volete maggiori informazioni, contattateci e saremo lieti di farVi parlare con i Consulenti Costadoro o con il nostro Responsabile della Formazione per ulteriori approfondimenti.

Buon caffè a tutti!